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CHIESA S. LORENZO IN LUCINA e il Crocifisso di Guido Reni

 

Affaccia sull’ampia, solare e ariosa piazza dallo stesso nome, coronata da numerose case e palazzi costruiti dal Seicento al Novecento che la rendono particolarmente armoniosa, questa basilica di antichissima origine.

S. Lorenzo in Lucina prende a sua volta il nome da una matrona romana la cui domus fu adattata al culto cristiano nel IV secolo. La prima chiesa fu costruita durante il pontificato di Sisto III, nel 440, poi fu interamente ricostruita sotto Pasquale II (1099-1118) per essere completata dall’antipapa Anacleto II nel 1130.

Soltanto alla metà del Seicento si avrà un totale rinnovo della basilica, dovuto a Cosimo Fanzago; nell’Ottocento e nel Novecento si ebbero poi ulteriori restauri e ripristini.

 

La facciata, seicentesca, è preceduta da un portico a sei colonne ioniche risalenti all’epoca di Pasquale II e i cui capitelli non sono di recupero ma realizzati appositamente. Anche il campanile romanico che svetta sulla destra appartiene alla stessa epoca, come pure i due leoni che affiancano il portale d’ingresso.

Delle tre navate originarie le laterali furono nel Seicento trasformate in cappelle e le decorazioni dovute al Fanzago furono sostituite da modesti affreschi ottocenteschi.

Il celebre Crocifisso di Guido Reni campeggia sopra l’altare maggiore dalle quattro colonne di marmo nero realizzato da Carlo Rainaldi nel 1669.

Questa famosissima opera dell’artista bolognese è stupefacente per la sua drammatica veridicità e colpisce il visitatore sin dall’entrata nella chiesa.

I delicatissimi toni chiari, trasparenti e perlacei dell’infinita gamma di grigi argentei con cui è reso il corpo del Cristo emergono prodigiosamente dal fondo scuro del quadro come una vibrazione tenue ma viva.

Dietro l’altare si conservano un paliotto cosmatesco e la cattedra marmorea del XII secolo.

 

Nella prima cappella a destra è conservato sotto l’altare un reliquiario che contiene la graticola  sulla quale S. Lorenzo avrebbe subito il martirio.

Tra la seconda e terza cappella sulla destra si vede il cenotafio di Nicolas Poussin, grande pittore francese del Seicento che visse a Roma. Questo monumento funebre fu voluto nel 1829 dallo scrittore Chateaubriand, allora ambasciatore di Francia a Roma.

La quarta cappella a destra è molto interessante e ha una storia curiosa. Fu richiesta a Gian Lorenzo Bernini da Gabriele Fonseca noto medico portoghese al servizio di papa Innocenzo X Pamphilj.

Tra il pontefice e il suo medico c’era un rapporto di stima e fiducia che sembrava incrollabile, tanto che il papa considerava il Fonseca oltre che medico personale anche suo consigliere privato. La loro amicizia durò circa otto anni ma poi un giorno, nel 1653, il papa, che era di carattere molto irascibile, cacciò in malo modo il suo medico-consigliere non volendo mai più riceverlo.

Gabriele Fonseca decise allora di trascorrere in pace gli ultimi anni e di impiegare le ingenti somme guadagnate stando al servizio del papa per una impresa importante per la sua famiglia. Nel 1660 incaricò Bernini di costruire per lui una cappella gentilizia in S. Lorenzo in Lucina. In quattro anni l’opera fu terminata ed ora noi possiamo ammirarla. L’ambiente, prezioso, a la pianta quadrata e una cupoletta che lo illumina circondata da un volo di bellissimi angeli di stucco. Una grande cornice ovale, che due angeli di bronzo sorreggono, si trova sull’altare e ospita una copia dell’Annunciazione di Guido Reni eseguita da  Ludovico Gimignani nel 1664.

Ma i protagonisti della scena di questo piccolo teatro sono i personaggi della famiglia Fonseca che, affacciati dalle nicchie delle pareti laterali rivestite di marmo cottanello, occhieggiano verso il quadro d’altare.

 

Accanto allo straordinario busto del vecchio medico, scolpito da Bernini in candido marmo, che si sporge paludato in una pesante cappa dal collo di pelliccia esprimendo con gli occhi tutta la sua venerazione per la Madonna vi sono una dama dalle vesti drappeggiate e un monaco (opere queste di allievi di Bernini) e un azzimato monsignore che però non ha nulla a che fare con gli altri tre. Si tratta infatti di Luigi de Witten, ministro degli Interni di Pio IX, scomparso nel 1868.

La seicentesca cappella della Madonna delle Grazie è la quinta cappella a sinistra.

Ricca di stucchi mostra tele e affreschi del pittore francese Simon Vouet del 1624; mentre la pala d’altare è di un autore del Settecento, Marco Benefial.

Il pulpito a intarsi marmorei che si trova tra la quarta e la terza cappella a sinistra è ciò che rimane degli arredi ideati dal Fanzago. Nella seconda cappella è degna di nota la tela di Carlo Saraceni con S. Carlo Borromeo, del 1618.

Gli scavi archeologici condotti sotto la chiesa e nell’area adiacente hanno riportato alla luce - oltre ai resti della domus del I secolo a. C. dalla quale fu ricavato il titulus Lucinae - anche le vestigia dell’horologium Augusti, la gigantesca meridiana pavimentale lastricata in travertino (160 metri x 60) il cui gnomone era costituito dall’obelisco che ora si trova in piazza di Montecitorio. La pavimentazione rinvenuta conserva tuttora alcune delle parole scritte a lettere di bronzo che danno indicazioni astronomiche, astrologiche e metereologiche.  Torna alle Chiese di Roma - Albergo religiosi Roma - Hotel con vista Roma