Italian English

Home

 

Prenotazioni in Tempo Reale

       

Alloggi Roma

Luoghi di Culto

Destinazioni Mariane

Destinazioni Cristiane

Destinazioni Bibliche

Vacanze & Relax

  Ricerca libera

Libreria Cattolica

 

  Prenota Roma

  Ricerca sistemazione

 

Abruzzo

Basilicata

Calabria

Campania

Emilia Romagna

Friuli Venezia Giulia

Lazio

Liguria

Lombardia

Marche

Molise

Piemonte

Puglia

Sardegna

Sicilia

Toscana

Trentino Alto Adige

Umbria

Valle d'Aosta

Veneto

 

Itinerari & Eventi

FAQ Prenotazioni

Contatti

      

    

  

  

 

Guide Turistiche Assisi: Itinerario SANTA MARIA IN RIVOTORTO

“Francesco giullare di Dio” – il capolavoro cinematografico di Roberto Rossellini, del 1950 – inizia proprio con il ritorno dal viaggio a Roma (dove il papa Innocenzo III aveva approvato oralmente la loro regola) del Poverello e dei suoi fraticelli, a Rivotorto, dove essi avevano costruito un “tugurio”, un semplice rifugio.

La pioggia battente li sferza e loro non vedono l’ora di mettersi al riparo; ma, con grande sorpresa trovano il misero luogo occupato da un contadino e dal suo asino. L’accoglienza non è delle migliori: il contadino li prende a randellate e li scaccia.Quel posto aveva accolto intorno a Francesco i primi suoi due compagni: il notaio Bernardo da Quintavalle e l’avvocato Pietro de’ Cattani entrambi provenienti da nobili famiglie assisane.Si era poi aggiunto a loro anche Silvestro, canonico di San Rufino. Sempre qui si formò a poco a poco la rosa dei primi dodici compagni di Francesco; così, insieme ai primi tre composero l’originaria Fraternità Egidio, Sabbatino, Morico, Giovanni dal Cappello, Filippo Lungo, Giovanni di S. Costanzo, Barbaro, Bernardo di Vigilanzio, Angelo Tancredi.

Frate Masseo da Marignano appartiene invece al gruppo dei discepoli della seconda ora, insieme a Rufino di Scipione, figlio di uno zio paterno di Chiara e appartenente ad una delle più ragguardevoli famiglie di Assisi, a Ginepro e a Leone – “la pecorella di Dio” – che diverrà il fedelissimo segretario e confessore di Francesco.I Fioretti (capitolo II) raccontano in modo spigliato e gioioso come avvenne la conversione di Bernardo, e di come poi anche Silvestro, che godeva gran fama di avaro, si aggiungesse alla piccola famiglia. Francesco aveva comprato da lui delle pietre per il ripristino di San Damiano e Silvestro, vedendo Bernardo – che era ricchissimo – sperperare il suo danaro per regalarlo ai poveri, pretese un sovrapprezzo per quelle famose pietre. Così…

(…)Veduto un buono huomo della terra che aveva nome messer Salvestro, come san Francesco dava tanti danari per l’amor di Dio, et faceva dare, costretto da cupidità et avarizia, disse a san Francesco: “Tu non mi pagasti interamente mai delle pietre che comperasti da me per racconciare la chiesa ovvero la casa. Da che tu ài danari, pagami”. Maravigliato san Francesco di sua avarizia, non volendo contendere con lui, come vero osservatore del Vangelo, mise le mani in grembo a messer Bernardo, et piene di danaro le mise in grembo di messer Salvestro, dicendo che se ne voleva di più, lo dicesse, che gliene darebbe. Ma messer Salvestro, contento et allegro si partì et andossene a casa.

Pensando la sera che fatto aveva il dì, et ricordato di sua avarizia, et considerato il gran fervore di messer Bernardo et la santità grande di san Francesco, la seguente notte et due altre appresso da Dio ebbe questa visione, cioè che di bocca di san Francesco usciva una croce d’oro la cui sommità toccava il cielo, et le braccia si distendevano da oriente fino ad occidente.

Onde, per questa visione, vendé tutti i suoi beni et diede per Dio. Poi si fece frate seguitando santo Francesco, ove in tanta grazia di Dio venne che parlava con lui come l’uno amico parla con l’altro, come più volte provò san Francesco, et più innanzi si dirà. (…)

Il ruscello Rivotorto lambisce l’odierna chiesa, del 1854, posta ai bordi della strada che porta a Foligno. Eretta sul luogo dove un’altra chiesa, voluta da Sisto V nel 1586, era stata costruita per proteggere l’umile tugurio dove Francesco si raccolse con i suoi primi compagni, ora non è più circondata dalla foresta come un tempo e il ruscello primitivo è ridotto ad un rigagnolo incanalato.Nel giardino un gruppo scultoreo in bronzo raffigura san Francesco tra i bambini e le colombe come messaggero di pace.La facciata della chiesa, di stile neogotico, presenta sopra il portale le parole: “Hic primordia Fratrum Minorum” che ricordano gli inizi dei Frati Minori. Secondo la tradizione infatti qui, il 16 aprile 1208 o 1209, Francesco scrisse la prima redazione della Regola (la cosidetta proto-regola, quella approvata oralmente dal papa e il cui testo è perduto) e diede a sé e ai suoi compagni il nome di minori.

Sempre qui tornato da Roma nella primavera-estate 1209 o 1210, sostò per breve tempo coi fratelli prima di rientrare ad Assisi.La presenza del contadino con l’asino fu interpretata da Francesco e dai suoi confratelli come  un richiamo alla consapevolezza della loro provvisorietà unita alla condizione di perenni itineranti.L’interno della chiesa è a tre piccole navate divise da colonne poligonali; a pochi passi dalla porta principale, nella navata centrale, sono conservati in una fossa a un metro di profondità, i resti dell’antico Tugurio di Somma Umilitate ricondotto all’aspetto originario con la muratura di pietre a vista. Si tratta di due capanne simmetriche con il tetto spiovente: le divide un breve corridoio in fondo al quale la cappella centrale ha una mensa d’altare quattrocentesca su un cippo ottagonale; alcuni ritengono che la capanna di sinistra sia stata la cucina e quella di destra il dormitorio.

Alle pareti quadri di Cesare Sermei (1584-1668) del XVII secolo illustrano i fatti francescani avvenuti a Rivotorto. Sopra l’altare principale una tela ottocentesca di Pasquale Sarullo rappresenta Francesco che riceve le stimmate.Nel convento, anch’esso ricostruito come la chiesa dopo il terremoto del 1832, è posto nel giardino un gruppo scultoreo di bronzo del frate conventuale Tarcisio Musto eseguito nel 1985 raffigurante la scena di Francesco che mangia l’uva col frate affamato. Quest’opera ricorda l’episodio del frate che durante la notte si lamentava perché “moriva di fame” e di come Francesco fece preparare la tavola per mangiare tutti insieme a lui per non fargli provare vergogna della sua umana debolezza.

Torna Itinerari  Francescani