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Chiesa di S.Agostino

 

Narra il Baglione nelle sue “Vite de’ pittori” del 1642: “ Nella prima cappella della chiesa di Sant’Agostino alla man manca, fece una Madonna di Loreto ritratta dal naturale con due pellegrini, uno co’ piedi fangosi e l’altra con una cuffia sdrucita e sudicia; e per queste leggierezze in riguardo delle parti che una gran pittura aver dee, da’ popolani ne fu fatto estremo schiamazzo”.

L’ ”estremo schiamazzo” che il Baglione sottolinea fu il riflesso della perplessità che i padri di Sant’Agostino ebbero nel vedere la pala a loro destinata e che esitarono ad appendere sull’altare (e a pagarne l’autore).

L’autore è Caravaggio, non nuovo a questo genere di cose, e abituato agli improvvisi rifiuti delle sue opere.

 

La chiesa di Sant’Agostino – peraltro interessantissima e ricchissima di opere d’arte, come S. Maria del Popolo, e anch’essa quattrocentesca – è famosa per avere ancor oggi all’altare maggiore della cappella dedicata alla Madonna di Loreto la celebre tela di ragguardevoli dimensioni (250x150 cm) del Caravaggio.

È la prima opera che si incontra entrando nella chiesa ed è veramente bellissima.

Così la descrive Maurizio Calvesi: “ Al 1604 risale la Madonna di Loreto o Madonna dei Pellegrini, nella chiesa romana di Sant’Agostino.

La Madonna di Loreto era di solito rappresentata in volo con la casa in cui era nato Gesù, trasportata “miracolosamente” dagli angeli dalla Palestina; il Caravaggio la raffigurò invece sul limitare della sacra abitazione, dall’intonaco sbreccato a testimoniarne la povertà.

L’unico accenno molto vago al volo è nel modo leggero e quasi sospeso con cui i suoi piedi poggiano sul terreno.

La Vergine, che sguscia dall’ombra affacciandosi alla soglia di luce, appare statuaria e insieme palpitante e colma d’amorevole sentimento verso i devoti che l’adorano.

La sua bellezza contrasta con i tratti plebei e tormentati dei due fedeli che simbolicamente rappresentano tutta l’umanità: un uomo e una donna, come Adamo ed Eva. In primo piano si vedono i piedi del pellegrino, sporchi e conciati dal lungo cammino. Su questi particolari si appuntavano le critiche di chi considerava “indecorosa” la pittura di Caravaggio. Ma sappiamo che l’appassionata intenzione era quella di celebrare i poveri e gli umili. I piedi nudi, come scrive Federico Borromeo nel De Pictura Sacra, sono un simbolo di obbedienza e fedeltà. Obbedienza e fede nella povertà e nella semplicità”.

 

Gli Agostiniani possiedono questo luogo fin dal 1286, poi nel 1296 fu edificata la prima chiesa entro la quale, nel 1455, fu deposto il corpo di S. Monica, madre di S. Agostino.

A partire dal 1479, con il patrocinio del cardinale d’Estouteville, fu dato l’avvio alla costruzione di una nuova e più maestosa chiesa, che si concluse nel 1483.

Tra il Cinque e Seicento fu notevolmente arricchita per poi subire un importante intervento per opera di Luigi Vanvitelli tra il 1756 e il 1761.

Quest’ultima ristrutturazione abbassò il campanile e ricostruì il convento e l’annessa sagrestia, ma, cosa molto importante, demolì la cupola rinascimentale che era stata la prima ad essere realizzata a Roma: gravi problemi statici avevano reso necessario un simile drastico intervento. L’attuale cupola è difficilmente distinguibile dall’esterno, tranne per il lanternino cilindrico dotato di quattro ampie finestre.

La facciata ricorda quella di Santa Maria del Popolo, a due ordini con timpano triangolare, preceduta da una ripida scalinata. L’interno è a tre navate con volta a crociera e cinque cappelle per parte.

Vicino alla porta centrale c’è un gruppo scultureo del 1518 di Jacopo Sansovino raffigurante la Madonna del Parto, la cui venerazione è testimoniata dai molti ex-voto appesi alla parete.

Il terzo pilastro sinistro della navata centrale porta un affresco di Raffaello Sanzio del 1512, sotto al quale si trova un gruppo scultoreo di Andrea Sansovino con S. Anna, la Vergine e il Bambino.

 

All’altare della quinta cappella si può vedere il Crocifisso ligneo del Quattrocento di fronte al quale pregava S. Filippo Neri.

La cappella di S. Agostino è notevole per la sua ricca decorazione marmorea: l’altare maggiore, disegnato da Bernini nel 1627, ha colonne di marmo nero, mentre il tabernacolo è intarsiato di pietre rare delle Indie; porta una pala del Guercino raffigurante S. Agostino tra S. Giovanni Battista e S. Paolo primo eremita e una preziosa immagine bizantina della Vergine col Bambino del XIV secolo.

A sinistra la cappella dedicata a S. Monica, madre di Agostino d’Ippona, le cui reliquie sono conservate nell’urna di marmo verde antico sotto la mensa d’altare; alle pareti tele e affreschi del Lanfranco.

La cappella di S. Tommaso di Villanova, nel transetto sinistro, presenta una ricca decorazione di Giovanni Maria Baratta (1660-1669) con sculture di Melchiorre Cafà ed Ercole Ferrata.

 

A destra della chiesa si estende il grande complesso conventuale degli Agostiniani: la parte che si affaccia sulla piazza S. Agostino ospita la Biblioteca Angelica, fondata nel 1614 dal vescovo agostiniano Angelo Rocca. Specializzata in letteratura e filologia ha il salone progettato da Borromini poi ristrutturato da Vanvitelli. Pernottamento suora Roma - Hotel vicino al Colosseo - Alberghi vicino al Foro Italico -

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